Una controversia è un dibattito
aperto (e acceso) tra esperti e cittadini che si informano per comprendere ed
essere in grado di esprimere un’opinione fondata su valide argomentazioni. Come sostiene il sociologo Massimiano Bucchi, spesso si crea una polarità o una divisione: tra persone che pensano la scienza
in modo positivo (progresso), e chi la vede come predominio della conoscenza
sui normali cittadini. Le controversie sono molteplici e caratterizzate da
tratti unici, tuttavia possono essere categorizzate, secondo una tipologia
tripartita, in globali, interne,
locali/territoriali, che nella realtà si intersecano. Quella sul glifosato
presenta tratti dei tipi globale ed interno: globale perché il dibattito, sorto all’improvviso e dilazionato nel
tempo, si diffonde a livello internazionale attraverso i mass-media,
coinvolgendo protagonisti eterogenei e generando dibattiti circa valori
universalistici, che riguardano la relazione uomo-potenziale
tecnologico-ambiente, sollevando
problemi sociali di ampia portata. La partecipazione dei cittadini è diretta, avviene
attraverso iniziative istituzionali o mobilitazioni spontanee e segue il
modello di comunicazione scienza-società definito
cross-talk, ovvero multi direzionale ed intenso, che coinvolge una
molteplicità di linguaggi e produce out-put non sempre prevedibili. Interno
perché il dibattito si articola anche tra esperti e decisori pubblici (policy
making), non solo nell’arena pubblica, ma anche sul piano giuridico-legale; il
dibattito prende forma su blog e siti istituzionali al fine di fornire
informazioni principalmente agli addetti ai lavori e seguendo il modello divulgativo/educativo
top-down. Media, policy making e partecipazione pubblica si influenzano reciprocamente
durante tutto lo svolgersi della controversia.
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