Italia
La presa di posizione guidata dal Ministro delle
politiche agricole Maurizio Martina e dal Ministro della Salute Beatrice
Lorenzin e portata avanti attraverso l’elaborazione del “Piano nazionale
glifosato zero” è giunta ad una svolta concreta fondata sul “principio di
precauzione”.
Per prima l’Italia riprende le raccomandazioni della
Commissione Europea, oltre ad accogliere le istanze delle numerose associazioni
di cittadini e consumatori, con l’entrata in vigore del decreto legislativo del
9 agosto 2016 che a partire dal 22 agosto 2016 vieta l’utilizzo di coformulati
contenenti glifosate - e ammina di sego polietossilata (cofurmulante associato nocivo).
Il decreto stabilisce la revoca dell’impiego dei prodotti fitosanitari contenenti glifosate nelle aree
frequentate dalla popolazione o da “gruppi vulnerabili” definiti dal D.L.vo
150/12 quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per
bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture
sanitarie; decreta inoltre la revoca dell’ autorizzazione all’impiego del glifosate in pre-raccolta “al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura”
ed impone in etichetta la seguente dicitura: “divieto, ai fini della protezione delle acque sotterranee,
dell’uso non agricolo su: suoli contenenti una percentuale di sabbia superiore
all’80%; aree vulnerabili e zone di rispetto, di cui all’art.93, comma 1 e
all’art.94, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152”.
Il
Decreto ministeriale ordina inoltre la revoca, sempre dal 22 agosto 2016, della
“autorizzazione all’immissione in commercio ed impiego dei prodotti
fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate ed il coformulante ammina
di sego polietossilata (n. CAS 61791-26-2)”, allegando l’elenco dei prodotti fitosanitari
banditi e stabilendo in 6 mesi il termine per lo smaltimento delle scorte.
Decreto disponibile qui:
Fonti:
A seguito di un picco nel tasso di mortalità dei
contadini esposti a glifosato, uno studio ha rilevato come tale sostanza
attiva, scoperta inizialmente come chelante degli ioni metallici, causerebbe
una malattia renale cronica provocando, nell’organismo umano, l’aggregazione di
metalli pesanti che sono presenti in dosi massicce nelle acque potabili di
alcune zone. Il picco sarebbe stato rilevato a partire dagli anni Novanta,
periodo di forte incremento nell’utilizzo dei pesticidi contenenti glifosate.
Lo studio non produce nuove evidenze scientifiche ma una dettagliata teoria che
vorrebbe l’esposizione al glifosato in associazione alla disidratazione
cronica, causa della malattia, in quanto agirebbe come vettore dei metalli
pesanti nei reni. Lo scienziato,
principale autore della ricerca, non risulta comunque nuovo a questo tipo di
studi e le sue pubblicazioni sono disponibili in rete (in inglese). (https://scholar.google.com/citations?user=AtQUn2oAAAAJ&hl=en)
In fotografia: Lo scienziato Channa Jayasumana
Argentina: Il caso più eclatante
E’ noto che l’Argentina è uno dei Paesi poveri del mondo la
cui economia si fonda prettamente sulla coltura di coltivazioni OGM (cotone,
soia, mais) appositamente studiate per resistere ai pesticidi contenenti
glifosate e che vengono trattate per fumigazione ed esportate in larga parte
del mondo. La fumigazione viene operata dai contadini senza alcuna precauzione,
essendo il prodotto considerato innocuo così come pubblicizzato, e coinvolge
aree prossime alle abitazioni ed alle scuole. La coscienza civile si sta però
movimentando ormai da anni; 30 mila operatori sanitari appartenenti al
Sindacato dei medici e professionisti della salute (FESPROSA) si sono schierati
a sostegno della decisione dell’OMS, sostenendo che il glifosato «non solo
provoca il cancro. E’ anche associato ad un aumento di aborti spontanei,
difetti di nascita, malattie della pelle, delle vie respiratorie e malattie
neurologiche».
La Società di Ematologia-Oncologia Pediatrica (SAHOP) ha
inoltre rilasciato un comunicato firmato dal Presidente Pedro Zubizarreta, che
chiede il divieto immediato di irrorazione del glifosato. Polo della
contestazione è l’uso massiccio e in continuo aumento di prodotti tossici in
agricoltura, venduti come «innovazioni tecnologiche».
Il fotografo Pablo Ernesto Piovano ha voluto documentare e
denunciare la situazione attraverso un reportage le cui immagini forti sono diventate
il simbolo della lotta al glifosato. La risonanza della controversia ha acceso
i riflettori sul caso argentino, oggetto poche settimane fa di un servizio de
“Le Iene” in due puntate, andato in onda su Italia1 il 2 e 15 il novembre 2016.
La puntata del 2 Novembre riporta anche un'intervista a Fabiàn Tomasi, protagonista anche del reportage fotografico a cui è stata diagnosticata e riconosciuta una totale invalidità per polineuropatia tossica da esposizione ad agenti chimici. Laa puntata del 15 Novembre è incentrata invece sull'utilizzo di glifosato in Italia e sullo studio pubblicato sulla rivista "Il Test - Salvagente" che rileva le quantità di glifosato presenti negli alimenti di cui ci nutriamo, sottolineando che i limiti massimi imposti da EFSA non tenevano conto della quantità di ciascun alimento che regolarmente assumiamo. La DAR è poi stata abbassata proprio da EFSA.
Link delle puntate:
2 Novembre 2016
15 Novembre 2016
Fonti:
Update - 21 Novembre 2016:
RispondiEliminaA seguito delle istanze avanzate da alcune associazioni di categoria, è stata concessa una proroga di novanta giorni per la commercializzazione e lo smaltimento delle scorte.
http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2016&codLeg=56802&parte=1%20&serie=null