lunedì 28 novembre 2016

Le reazioni, tre nazioni a confronto: Italia, Argentina, Srilanka

Italia
La presa di posizione guidata dal Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina e dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e portata avanti attraverso l’elaborazione del “Piano nazionale glifosato zero” è giunta ad una svolta concreta fondata sul “principio di precauzione”.
Per prima l’Italia riprende le raccomandazioni della Commissione Europea, oltre ad accogliere le istanze delle numerose associazioni di cittadini e consumatori, con l’entrata in vigore del decreto legislativo del 9 agosto 2016 che a partire dal 22 agosto 2016 vieta l’utilizzo di coformulati contenenti glifosate - e ammina di sego polietossilata (cofurmulante associato nocivo).
Il decreto stabilisce la revoca dell’impiego dei prodotti fitosanitari contenenti glifosate nelle aree frequentate dalla popolazione o da “gruppi vulnerabili” definiti dal D.L.vo 150/12 quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie; decreta inoltre la revoca dell’ autorizzazione all’impiego del glifosate in pre-raccolta “al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura” ed  impone  in etichetta la seguente dicitura: “divieto, ai fini della protezione delle acque sotterranee, dell’uso non agricolo su: suoli contenenti una percentuale di sabbia superiore all’80%; aree vulnerabili e zone di rispetto, di cui all’art.93, comma 1 e all’art.94, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152”. 
Il Decreto ministeriale ordina inoltre la revoca, sempre dal 22 agosto 2016, della “autorizzazione all’immissione in commercio ed impiego dei prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate ed il coformulante ammina di sego polietossilata (n. CAS 61791-26-2)”,  allegando l’elenco dei prodotti fitosanitari banditi e stabilendo in 6 mesi il termine per lo smaltimento delle scorte.

Fonti:
Sri Lanka 
Il presidente vieta l’utilizzo di glifosato già dal 2014.
A seguito di un picco nel tasso di mortalità dei contadini esposti a glifosato, uno studio ha rilevato come tale sostanza attiva, scoperta inizialmente come chelante degli ioni metallici, causerebbe una malattia renale cronica provocando, nell’organismo umano, l’aggregazione di metalli pesanti che sono presenti in dosi massicce nelle acque potabili di alcune zone. Il picco sarebbe stato rilevato a partire dagli anni Novanta, periodo di forte incremento nell’utilizzo dei pesticidi contenenti glifosate. Lo studio non produce nuove evidenze scientifiche ma una dettagliata teoria che vorrebbe l’esposizione al glifosato in associazione alla disidratazione cronica, causa della malattia, in quanto agirebbe come vettore dei metalli pesanti nei reni. Lo scienziato, principale autore della ricerca, non risulta comunque nuovo a questo tipo di studi e le sue pubblicazioni sono disponibili in rete (in inglese). (https://scholar.google.com/citations?user=AtQUn2oAAAAJ&hl=en)

In fotografia: Lo scienziato Channa Jayasumana


Argentina: Il caso più eclatante
E’ noto che l’Argentina è uno dei Paesi poveri del mondo la cui economia si fonda prettamente sulla coltura di coltivazioni OGM (cotone, soia, mais) appositamente studiate per resistere ai pesticidi contenenti glifosate e che vengono trattate per fumigazione ed esportate in larga parte del mondo. La fumigazione viene operata dai contadini senza alcuna precauzione, essendo il prodotto considerato innocuo così come pubblicizzato, e coinvolge aree prossime alle abitazioni ed alle scuole. La coscienza civile si sta però movimentando ormai da anni; 30 mila operatori sanitari appartenenti al Sindacato dei medici e professionisti della salute (FESPROSA) si sono schierati a sostegno della decisione dell’OMS, sostenendo che il glifosato «non solo provoca il cancro. E’ anche associato ad un aumento di aborti spontanei, difetti di nascita, malattie della pelle, delle vie respiratorie e malattie neurologiche».
La Società di Ematologia-Oncologia Pediatrica (SAHOP) ha inoltre rilasciato un comunicato firmato dal Presidente Pedro Zubizarreta, che chiede il divieto immediato di irrorazione del glifosato. Polo della contestazione è l’uso massiccio e in continuo aumento di prodotti tossici in agricoltura, venduti come «innovazioni tecnologiche».


Il fotografo Pablo Ernesto Piovano ha voluto documentare e denunciare la situazione attraverso un reportage le cui immagini forti sono diventate il simbolo della lotta al glifosato. La risonanza della controversia ha acceso i riflettori sul caso argentino, oggetto poche settimane fa di un servizio de “Le Iene” in due puntate, andato in onda su Italia1 il 2 e 15 il novembre 2016.
La puntata del 2 Novembre riporta anche un'intervista a Fabiàn Tomasi, protagonista anche del reportage fotografico a cui è stata diagnosticata e riconosciuta una totale invalidità per polineuropatia tossica da esposizione ad agenti chimici. Laa puntata del 15 Novembre è incentrata invece sull'utilizzo di glifosato in Italia e sullo studio pubblicato  sulla rivista "Il Test - Salvagente" che rileva le quantità di glifosato presenti negli alimenti di cui ci nutriamo, sottolineando che i limiti massimi imposti da EFSA non tenevano conto della quantità di ciascun alimento che regolarmente assumiamo. La DAR è poi stata abbassata proprio da EFSA.

1 commento:

  1. Update - 21 Novembre 2016:
    A seguito delle istanze avanzate da alcune associazioni di categoria, è stata concessa una proroga di novanta giorni per la commercializzazione e lo smaltimento delle scorte.

    http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2016&codLeg=56802&parte=1%20&serie=null

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