lunedì 28 novembre 2016

La comunità scientifica spaccata: IARC vs EFSA

Marzo 2015
Lo IARC, organo dell’OMS, pubblica la propria monografia (anche su "The Lancet Oncology"), definendo il glifosato “probabilmente  cancerogeno per l’uomo” ed inserendolo nel gruppo 2A (che contiene 66 sostanze o fattori di rischio, quali la frittura ad alte temperature, le carni rosse, gli anabolizzanti), il giudizio è giunto dopo 11 anni di ricerche condotte da 17 esperti. Lo IARC conclude che “le prove che il prodotto provochi il cancro negli animali sono sufficienti” e “sono forti quelle riguardanti la genotossicità”; ciò significa che l’evidenza di cancerogenità è limitata nell’uomo ma che il meccanismo osservato negli animali vale anche per lui. Fino a quel momento l’esposizione a pesticidi era stata correlata all’aumento di leucemie infantili, a malattie degenerative quali il morbo di Parkinson ed alla celiachia. Ora emerge anche una forte correlazione con l’insorgenza del linfoma Non-Hodgikin (che colpisce prettamente giovani e anziani, n.d.a.).

Il parere ha riaperto la controversia. Già nel 1985 l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente aveva indicato il glifosato come possibile cancerogeno umano, testandolo sui ratti; sei anni dopo cambiò idea.

Ciò che manca nello studio IARC, che condivide i limiti di tutti gli studi epidemiologici associando una malattia all’esposizione ad un determinato composto, è un nesso di causa-effetto assolutamente certo.


A Novembre, l’EFSA, organo di consulenza scientifica della Commissione Europea in materia di rischi associati alla catena alimentare (European Food Safety Authority) sostiene “improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo”; tale parere corrisponde a quello diffuso poche settimane prima dal BFR – Istituto Federale Tedesco per la valutazione del rischio. Tuttavia EFSA ha richiesto alla Commissione Europea di rendere più severo il controllo di glifosato negli alimenti ed ha posto la DAR (dose acuta di riferimento) a 0,5 milligrammi per chilo di peso corporeo, ovvero la dose che può essere ingerita in un breve lasso di tempo senza comportare rischi per la salute. Dopo aver vagliato un’enorme mole di dati, sostiene EFSA, un team composto da scienziati interni e scienziati rappresentanti i 28 paesi membri, s è ritenuto necessario ridefinire la DAR e la LALEO (livello ammissibile di esposizione dell’operatore), nei limiti sopra riportati. Inoltre EFSA sostiene l’improbabilità che la sostanza sia genotossica (dannosa per il DNA) o minaccia di cancro per l’uomo.

E’ importante sottolineare che le valutazioni di IARC derivano dall’analisi sia della sostanza attiva glifosato, sia dei coformulati, mentre la valutazione UE considera solo la sostanza attiva, lasciando a ciascuno Stato membro il compito di analizzare i prodotti commercializzati sul territorio nazionale.

Gli approcci adottati dall’UE e da IARC nella valutazione del rischio sono dunque differenti.
EFSA propone che la genotossicità e pericolosità di ciascun formulato (non solo della sostanza attiva) vengano ulteriormente studiate e che venga, se necessario, rivalutato l’uso dei diversi prodotti in commercio.

Inoltre le valutazioni derivano dall’analisi di studi diversi, sia in termini quantitativi che qualitativi.

Fonti:


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