lunedì 28 novembre 2016

Il dibattito si fa capillare


Basta digitare “glifosato/ glifosate/ glyphosate” su un qualsiasi motore di ricerca, per imbattersi in qualche articolo che tratti l’argomento, che offra uno spaccato di come sia progredita la controversia, che narri le origini della sostanza attiva e dei coformulanti e ne descriva gli effetti.
La questione è molto sentita, non solo nella comunità scientifica, ma anche dai comuni cittadini e dalle diverse associazioni, siano queste di utilizzatori, o consumatori dei prodotti agricoli trattati. L’interessamento è globale, globalizzato è il mondo in cui il prodotto è diffuso tramite le multinazionali che principalmente lo producono e commercializzano.
A marzo 2016, in concomitanza al riemergere della querelle, Confagricoltura – Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana – definisce “eccessivo l’allarmismo creato dallo studio IARC” e Agrofarma (Associazione nazionale imprese agrofarmaci, facente parte del gruppo Federchimica di Confindustria) emette un comunicato per rispondere alla polemica sul glifosato. Di seguito alcune tesi che paiono sostenute in tale comunicato:

-          "Ogni prodotto regolarmente in commercio nel mercato UE è stato oggetto di analisi e reputato sicuro, secondo le indicazioni riportate in etichetta.
-          I test sono condotti da autorità scientifiche a garanzia della salute dei cittadini e dell’ambiente, secondo metodologie e criteri scientificamente validati e definiti per legge."

-          “ Riteniamo dunque dannoso continuare a mettere in discussione decisioni prese secondo questi criteri, perché ciò finirebbe per creare un quadro di incertezza delle regole controproducente per tutti, compresa la ricerca scientifica.
L’industria degli agrofarmaci lavora a fianco delle autorità competenti per garantire che ogni singolo prodotto segua l’appropriata procedura di controllo e sia immesso sul mercato soltanto una volta comprovata la sicurezza.”

Avendo l’impressione che i toni siano piuttosto infiammati e che venga fatto uso di una certa retorica, cerco in tutta la rete, specialmente sui siti di Federchimica e Agrofarma, il pdf del comunicato originale: non lo trovo! 
Eppure diversi siti riportano esattamente le stesse parole…che sia un fake? Che sia stato ritirato il comunicato originale? Che sia una manovra di qualche “complottista” per infiammare ulteriormente la bagarre?

Alcuni siti che riportano il comunicato “fantasma”, ma non citano la fonte:




Il sito di Agrofarma offre invece questo originalissimo comunicato pubblicato il 30 giugno 2016 a seguito della decisione assunta dalla Commissione Europea:


e trovo alcuni video su youtube, con le interviste ad esponenti di Agrofarma, che in buona sostanza ricalcano quanto espresso nel comunicato di giugno, con dichiarazioni in parte simili a quelle che sarebbero state rilasciate a marzo.

 Il condizionale è doveroso: le fonti non sono sempre attendibili, ma, per rendere la portata del dibattito, ritengo utile riportare anche la presunta risposta di Agrofarma circa la polemica in corso. Questo mi permette di porre il focus su quanto sia rilevante la comunicazione mediatica e quanto difficoltosa la comunicazione scienza-società quando si tratta di innovazioni da tempo immesse sul mercato in forma di scatola nera. Una scatola nera difficile da riaprire, colma di interessi economici, oltre che politici, sociali ed ambientali, e che pertanto genera intense discussioni dal basso, che vuole vederci chiaro.

Le interviste ad Andrea Barella, presidente di Agrofarma:

Agrofarma: Assurdo vietare glifosato, per Efsa non è cancerogeno


Guerra al glifosato: è decisione politica.


Parallelamente assistiamo alla diffusione di una campagna nazionale che si esplicita in forti contestazioni ed attraverso manifesti quali “Manifesto STOP Glifosato” (link: http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/manifesto-glifosato2.pdf) cui aderiscono, tra gli altri, Legambiente, ISDE (Associazione medici per l’ambiente), MDC (Movimento in difesa del cittadino).



Nell'era del multimediale non può inoltre mancare un hashtag dedicato, cui aderisce  Movimento 5 Stelle: la questione infatti è anche politica.



Inoltre “The Guardian” in meno di un anno pubblica ben 11 articoli sull’argomento. La portata della controversia è veramente ampia e viene lanciata, tramite WeMove.eu, una petizione per porre fine all’impiego del pesticida, cui aderisce anche SlowFood e che ad oggi ha raccolto 273.626 firme (https://act.wemove.eu/campaigns/no-al-glifosato).



L’11 aprile 2016 “The Guardian” titola:

“Two-thirds of Europeans support ban on glyphosate, says Yougov poll”
“Survey of more than 7,000 people across the EU’s five biggest states backs prohibition of the most widely used agricultural chimica”

L’indagine condotta da Yougov (http://global.yougov.com/), su 7000 persone intervistate nei 5 più grandi paesi europei, rileva che i 2/3 sono a favore della messa al bando del glifosato: ¾ degli italiani, il 70% dei tedeschi, il 60% dei francesi, il 56% dei britannici.
L’intero articolo riassume un po’ quanto scritto fin qui e suggerisce link per l’approfondimento, lo trovate qui in lingua originale: https://www.theguardian.com/environment/2016/apr/11/two-thirds-of-europeans-support-ban-on-glyphosate-says-yougov-poll

Nota: a titolo esplicativo riporto alcune informazioni circa YouGov.

“Cos’è YouGov? YouGov è un’agenzia internazionale di ricerche di mercato con team di specialisti settoriali che offre servizi ai settori finanziario, tecnologico, dei media e delle telecomunicazioni. YouGov è l’istituto di ricerche di mercato più quotato del Regno Unito ed è considerato un pionere delle ricerche di mercato online. Nell’agosto 2012 il rapporto Honomichi Top 25 Global Firms ha annoverato YouGov fra le 25 società di ricerche di mercato più importanti del mondo. Per le ricerche quantitative, YouGov si avvale di un panel online composto da adulti profilati in base a una serie di caratteristiche demografiche, attitudinali, di marketing e di stile di vita. YouGov pone l’enfasi sulla qualità più che sulla quantità e applica dei vincoli per assicurare che, fra i componenti del panel, solo i soggetti selezionati prendano parte al sondaggio. YouGov offre incentivi monetari per incoraggiare la partecipazione ed evitare che gli intervistati mossi da interessi particolari o personali abbiano un’influenza eccessiva. Nel Regno Unito, in Francia e in Germania i panel, che sono composti rispettivamente da oltre 360.000, 77.000 e 180.000 adulti, sono costruiti da YouGov. Negli altri Paesi, YouGov si avvale di una società partner che conduce l’indagine tramite interviste online ai propri panel. In questi Paesi, i panel sono composti dal seguente numero di adulti: 17.995 in Austria, 15.048 a Hong Kong, 101.164 in Italia, 20.762 a Singapore, 103.493 in Spagna e 14.458 in Svizzera. Per le ricerche qualitative, YouGov usa forum online, focus group (face to face) e interviste cognitive. I dati raccolti sono quindi usati come singole informazioni oppure integrati con i risultati delle ricerche quantitative. Una volta raccolti, i dati vengono ponderati sulla base dei censimenti dei singoli Paesi, se disponibili, o di dati riconosciuti dal settore, per fare in modo che il campione rifletta il più possibile la popolazione generale.”

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