lunedì 28 novembre 2016

Cos'è il Glifosate?




Il glifosato è una molecola della famiglia degli acidi aminati, costituito da glicina (aminoacido) e da una molecola di acido fosfonico unite tra loro da un ponte di azoto. Questa molecola inibisce un enzima riscontrabile nei vegetali, bloccando la produzione di 3 aminoacidi essenziali per la sintesi delle proteine. Tale enzima è presente solo nel regno vegetale, dunque il glifosate agisce a tale livello solo su organismi vegetali.
Fu inizialmente brevettato quale chelante degli ioni metallici ad ampio spettro da Stauffer Chemical Society (USPTO, 1964), poi da Monsanto Company (USPTO, 1974) come erbicida ed infine sempre da Monsanto Company (USTPTO, 2000) come antibiotico.
Il Glifosato – N-fosfometilglicina - è un diserbante fogliare, sistemico, non selettivo: penetra attraverso la superficie delle foglie (grazie anche ai coformulanti - solitamente l'ammina di sego polietossilata), agisce sul sistema linfatico della pianta intaccandone i punti di crescita attiva e ne causa la morte fin dalle radici per mancanza di aminoacidi essenziali; non è selettivo poiché agisce indiscriminatamente su ogni organismo vegetale, ad eccezione degli OGM appositamente studiati per resistergli (e commercializzati da Monsanto). E’ considerato non tossico per gli esseri umani (Williams et al., 2000) ma altri studi sembrano sconfessare questa asserzione ( es. Cox, 1998, rev. 2000; Cox, 2004; Samsel & Seneff, 2013a, 2013b).
Viene utilizzato sia come pesticida, e quindi per il trattamento del terreno pre-semina per colture di cereali ed arboree, ma anche per la disinfestazione di aree pubbliche ed industriali e come essicante prima del raccolto o quale pesticida usato direttamente sulle colture OGM (quindi con applicazione direttamente sul prodotto alimentare).
E’ una delle sostanze più vendute a livello nazionale (ISPRA, 2011). In Germania l’Autorità per la sicurezza alimentare e la tutela dei lavoratori (BVL) ne ha rilevato l’ampio utilizzo dalla fine degli anni Novanta, arrivando fino a 15 mila tonnellate all’anno. Negli Stati Uniti è il pesticida più diffuso in assoluto.
E’ autorizzato a livello europeo essendo iscritto nell’Allegato I della direttiva 91/414/CEE; in base alla direttiva 67/548/CEE è classificato come sostanza irritante e pericolosa per l’ambiente con le frasi di rischio R41 (gravi lesioni oculari), oltre che R51/53.
I produttori considerano importanti i coformulanti che partecipano alla produzione del formulato finale, in quanto:
- migliorano le qualità fisiche del prodotto;
- massimizzano la bagnatura delle foglie e la penetrazione del principio attivo;
- veicolano il principio attivo più rapidamente ed efficacemente attraverso il sistema linfatico perché non danneggiano le cellule dei vasi di trasporto.
Il maggior controllo delle infestanti dipende dalla velocità di penetrazione del prodotto nelle foglie, resa difficile da condizioni ambientali quali caldo, freddo, siccità. I tensioattivi riducono questa difficoltà permettendo al Glifosate di agire in pochissimo tempo ed accelerando i tempi di trattamento del terreno, possibile anche in vista di pioggia, e di semina.
Tuttavia diversi studi hanno rilevato che i coformulati sarebbero pericolosi per l’uomo, gli animali e l’ambiente acquatico, a causa della facile esposizione diretta durante le applicazioni. Inoltre i residui vengono frequentemente trovati nel terreno, nelle falde acquifere, nelle acque superficiali, negli alimenti. In Italia la sostanza è monitorata solo in Lombardia, dove supera gli Standard di Qualità Ambientale nelle acque superficiali nel 42% dei punti.
E’ bene ricordare che esistono 60 differenti prodotti commercializzati a livello mondiale e contenenti glifosato; questi differiscono per additivi e coformulanti, a loro volta spesso risultati tossici per uomini e animali.

Fonti:
www.roundup.it

http://www.antiglifosati.it/img/pdf/pi_glyphosat_vortrag_ital_10_2_2016.pdf

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